Real Estate e cattiva politica

È notizia dei giorni scorsi che il CdA dell’As Roma “sulla base degli approfondimenti condotti da advisor finanziari, notarili e legali di primario standing” ha comunicato il suo addio al famoso progetto dello stadio nell’area di Tor di Valle. “Non sussistono più i presupposti per confermare l’interesse”.

Quanto è accaduto è l’esatto esempio di come spesse volte la macchina pubblica è nemica dell’imprenditore: il progetto del nuovo stadio nasce nel 2014, ma è stato cambiato ben due volte per venire incontro alle varie richieste ed è fermo in Consiglio Comunale da tre anni. Pertanto, è diventato anche molto oneroso.

Mi spiegate quale azienda può spendere milioni per studi, progettazioni, autorizzazioni ed in sette anni non si è mosso neanche un granello di terra?! Gli investimenti stranieri richiedono tempi certi: quanto è accaduto non è uno schiaffo alla città, ma a chi oggi la amministra.

Ora i nuovi proprietari della Roma, i Friedkin, vogliono uno stadio più piccolo (45.000 posti), “green” e senza costruzioni a compensazione. Per questo sperano di avere il via libera in due anni e in altrettanti (o poco più) terminare tutto.

Insomma, uno stadio che doveva essere pronto nel 2016, vedrebbe la luce nel 2026.

Ma sarà così facile, ora, trovare un luogo adatto?

Sembra che tra le opzioni potrebbe rientrare anche il centro sportivo Fulvio Bernardini, meglio conosciuto come Trigoria, che la società aveva ceduto per 30 milioni a Banca Italease, sottoscrivendo poi un contratto di leasing della durata di 15 anni.

Operazione definita “sale and lease back“: “contratto di vendita di un bene stipulato tra il soggetto che lo possiede e l’istituzione finanziaria che contestualmente lo assegna in locazione finanziaria al cedente; il cedente pertanto si trasforma da proprietario del bene ad utilizzatore, che mantiene la possibilità di riscattare il bene al termine del contratto di locazione (diritto d’opzione d’acquisto).”

Ed è esattamente quello che vorrebbero fare i nuovi proprietari, per poterlo rendere un vero e proprio patrimonio del club.

Perchè, “la rivoluzione passa anche dall’immobile“. (cit. RomaForever)

Sarà la volta buona o…’Speravo de morì prima’?



 

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