Superbonus: il doppio salto di classe

Come promesso, prosegue il nostro viaggio nei complessi meccanismi burocratici del superbonus, questa volta per affrontare l’ormai famoso “doppio salto di classe“. Cerchiamo di fare un pò di chiarezza.

Abbiamo visto nell’ultimo articolo come uno degli aspetti fondamentali di questo provvedimento agevolativo è senza dubbio quello di puntare sulla riqualificazione energetica del nostro patrimonio immobiliare. E come lo fa? Ponendo come condizione per l’ottenimento del bonus interventi che migliorino di almeno 2 classi la valutazione sulla qualità energetica del nostro immobile (attestata, prima e dopo, da un tecnico abilitato).

Vi dice qualcosa il termine APE? No?
L’Attestato di Prestazione Energetica è appunto il certificato che consente di avere tutte le informazioni su come è stato costruito un edificio sotto il profilo dell’isolamento termico e del consumo energetico (determinanti la classe energetica attuale, da A4 a G) e, soprattutto, sugli interventi da applicare per poter “saltare” a due classi energetiche superiori.

Ma che tipo di interventi?

Il Decreto Legge relativo al Superbonus ha fatto una distinzione tra interventi trainanti ed interventi trainati. I primi consentono di garantire l’applicazione dell’aliquota del 110% anche a tutti gli altri interventi di riqualificazione energetica incentivati con aliquota ordinaria.

Gli interventi trainanti riguardano l’isolamento termico e la sostituzione degli impianti.

Vediamoli più nel dettaglio.

Il primo intervento trainante è il cappotto, ovvero l’isolamento termico delle superfici opache verticali, orizzontali ed inclinate che costituiscono l’involucro dell’edificio; l’incidenza deve essere necessariamente superiore al 25% della superficie disperdente lorda dell’edificio stesso. Tale soluzione è ottima per risolvere la maggior parte dei cosiddetti “ponti termici”, ovvero i punti in cui vi sono discontinuità che generano un incremento delle dispersioni termiche. Operativamente il materiale isolante viene posato sulla superficie previa pulizia e preparazione della medesima e viene poi fissato tramite elementi meccanici o colla. La finitura prevede una rasatura esterna, con successiva tinteggiatura della superficie intonacata.

Un’ulteriore tecnica adottabile per l’isolamento termico, è rappresentata dall’insufflaggio, ovvero l’inserimento di materiale sfuso nelle intercapedini vuote delle pareti. Questo intervento è certamente meno invasivo del cappotto ma presenta un grosso limite: non risolve i ponti termici. Una buona soluzione, seppur molto costosa, è l’abbinamento dell’insufflaggio al cappotto: si riduce lo spessore del cappotto e si garantisce la correzione dei ponti termici.

Infine, è possibile collocare l’isolante direttamente sulla superficie interna delle pareti. Tale soluzione porta inevitabilmente a perdita di superficie utile (circa 8 cm per lato) e se non attentamente progettata si rischia la formazione di condensa; pertanto sarebbe bene preferire sempre l’isolamento esterno. Rimane, però, come unica soluzione percorribile quando la superficie esterna è vincolata e non può essere isolata con un cappotto.

Il secondo intervento trainante è la sostituzione di un impianto di riscaldamento esistente con uno di nuova generazione: caldaia a condensazione o pompa di calore.

La caldaia a condensazione rappresenta la soluzione più efficiente quando si vuole ricorrere alla combustione, ma è bene far notare che questo intervento, da solo, difficilmente è in grado di garantire il duplice salto di classe richiesto; dovranno pertanto essere effettuati altri interventi congiunti per ridurre le dispersioni termiche dell’edifico.

La pompa di calore, invece, va a sfruttare l’energia termica prodotta da fonti quali acqua, terreno e aria congiuntamente all’energia elettrica; la quota di energia termica prodotta è almeno 5 volte superiore rispetto al dispendio di elettricità, ma sicuramente sarebbe una soluzione ancora più conveniente se abbinata ad un sistema fotovoltaico. (qui un articolo se volete approfondire)

Per poter richiedere il Superbonus è necessario effettuare almeno 1 intervento trainante.

E gli interventi trainati?
Gli interventi trainati (che appunto sono “trainati” nell’agevolazione da (almeno) uno degli interventi appena visti) riguardano:
– l’efficientamento energetico;
– l’eliminazione delle barriere architettoniche;
– l’Installazione di impianti solari fotovoltaici e sistemi di accumulo
– l’installazione di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici.
(qui le tabelle riepilogative dell’Agenzia delle Entrate, con le detrazioni massimali)

Troppo complicato? Sicuramente non è il più intuitivo dei procedimenti e i tecnici da coinvolgere sono diversi, ma secondo noi questa volta “il gioco VALE la candela”: come già sottolineato nello scorso articolo, il superbonus 110% è un’occasione unica di risparmio dei costi e rivalutazione della proprietà. Un investimento sul futuro.

Nelle prossime settimane continueremo ad approfondire l’argomento: potete seguirci anche sui nostri social (FacebookInstagram e Twitter).

Nell’attesa, potete contattarci per qualsiasi dubbio: saremo felici di aiutarvi a risolverli.

“Se puoi trovare un percorso senza ostacoli, probabilmente non ti porta da nessuna parte.” Frank A. Clark

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *